Il Museo dell'Olivo
Non si può andare via da Oneglia senza avere visitato il particolarissimo Museo dell'ulivo allestito dai fratelli Carli nella loro fabbrica, in via Garessio 13. Si tratta di un museo unico al mondo, dove l'esposizione, ricca di oggetti rari, pezzi di antiquariato, reperti archeologici e curiosità, é divisa in sezioni: visitandole nell'ordine prestabilito si ripercorre una storia che parla di lavorazione, commerci, utensili, ma anche degli aspetti sacri che l'ulivo ha ispirato fin dai tempi più antichi.
La prima sezione è dedicata alle civiltà che hanno sfruttato le potenzialità dell'ulivo, a partire dalle origini (probabilmente risalenti al quarto millennio a.C.) attraverso la storia greco romana e medievale, fino ad arrivare all'età moderna.
Nel secondo settore, che ha come argomento la botanica e l'olivicoltura fa bella mostra di sé un interessante aratro in legno, mentre il terzo é dedicato alle possibilità di impiego dell'ulivo e dei suoi prodotti fin dall'antichità: si scopre qui che l'uso alimentare dell'olio, benché antichissimo, é successivo ad un altro uso, cioè la preparazione di profumi, unguenti, medicamenti.
Nelle sezioni quarta, quinta e sesta, torniamo alla realtà, e precisamente a quelle macchine che hanno permesso di lavorare sempre meglio e di affinare ognuna delle tre fasi che devono attraversare le olive per trasformarsi in olio: frangitura, gramolatura ed estrazione dell'olio dalla pasta ottenuta nella fase precedente.
Troviamo così una pressa a vite di legno, un frantoio a trazione animale ed uno idraulico. Il primo é il tipico frantoio ligure, che di solito era collocato nei fondi delle case ed era azionato da animali da tiro. Il secondo é un tipo che si é diffuso in Liguria soprattutto negli ultimi tre secoli e veniva collocato all'interno di edifici appositi, costruiti nelle vicinanze dei corsi d'acqua. Il settimo settore riguarda la conservazione, la depurazione, i contenitori, il commercio; nell'ottavo si trova un'interessante ricostruzione di nave romana mentre la sezione nona è dedicata alla considerazione dell'ulivo come albero divino.
Il giro si conclude alla decima sezione, dove sono conservati i due oggetti simbolo delle vicende dell'ulivo: i lumi ad olio e le oliere.
Di grande interesse, all'estrema periferia della città, in zona Cascine, Villa Bianca (o Villa Grock) singolare costruzione purtroppo in stato di abbandono, fatta edificare prima della II° guerra mondiale da Adriano Wettach, in arte Grock (famoso clown di origine svizzera ritiratosi qui a trascorrere gli ultimi anni della sua vita).
Museo Navale Internazionale di Imperia
L'accesso al Museo è favorito da apposita segnaletica stradale - Possibilità di parcheggio dei pullman sulla Piazza. Il Museo Navale Internazionale di Imperia è una istituzione recente: nato soltanto nel 1980, in pochissimi anni si è imposto all'attenzione mondiale per la rapidità e la concretezza del suo continuo sviluppo, la metodicità della ricerca e la competente valorizzazione dei reperti.
Il Comandante Flavio Serafini, Fondatore e primo Conservatore è riuscito infatti a catalizzare attorno alla singolare e pregevole iniziativa, non solo i più autorevoli tecnici/collaboratori, ma anche l'entusiasmo di tanti appassionati cultori, collezionisti e ricercatori di argomenti e storia rnarinara, con l'incredibile risultato di salvaguardare un patrimonio unico e vasto di testimonianze delle tradizioni marinare liguri e nazionali che, altrimenti, sarebbe stato inesorabilmente disperso nel volgere di pochissimi anni. In una Nazione che ha sommerso le proprie vestigia navali nell'incuria e nell'indifferenza e che non è riuscita, unica in Europa, a mantenere una "nave museo", il consolidarsi quotidiano di questa originale struttura è una riprova palese di quanto possa ancora essere svolto in questo particolare settore di storia, cultura, tradizioni.
E non poteva essere altrimenti, sotto la spinta di personale volontario altamente qualificato (ex Ufficiali di Marina, Comandanti della Marina Mercantile, docenti dei Nautici, modellisti, subacquei, studiosi italiani e stranieri, uniti in un singolare sodalizio: l'Associazione Amici del Museo Navale), in collaborazione con Università, Soprintendenze, Enti Pubblici e Privati, Scuole, ecc.
Questa partecipazione collettiva costituisce la miglior garanzia di continuità ed il Museo si avvia a diventare uno dei più qualificati ed interessanti nel settore, raccogliendo ovunque consensi e collaborazione ed assumendo il ruolo di strumento culturale al servizio della comunità, inteso a conservare, valorizzare e divulgare il patrimonio storico, etnografico e documentaristico.
Nel complesso, malgrado la temporanea insufficienza dei locali attualmente disponibili, gli ambienti si presentano, anche se talvolta sovraffollati di bacheche, in maniera alquanto dignitosa e con una ben calcolata presentazione espositiva, nei limiti consentiti dalla eterogeneità dei reperti.
Va lode alla Civica Amministrazione per aver dato corso ad alcuni provvedimenti per un futuro e migliore adeguamento del Museo alle necessità culturali (inserimento ed integrazione nel Centro Polivalente di Cultura).
La storia della pasta
Per quel che riguarda la storia della pasta, molte credenze sono state sfatate da documenti un tempo conservati a Pontedassio nel Museo della Pasta, oggi completamente smantellato e trasferito a Roma.
Fra questi un atto notarile del 1279 che elencava, fra i beni in eredità da un milite genovese, "bariscella una plena de macaronis", vale a dire una cestella piena di maccheroni. E' la prima testimonianza dell'esistenza della pasta secca e risale a ben 13 anni prima del ritorno dall'Asia di Marco Polo, che si credeva il responsabile della sua introduzione in Europa.
Altra convinzione, era quella che la pasta si fosse diffusa fra gli strati più poveri della popolazione; al contrario, su un antico volume si è scoperta l'esistenza , nel 1700 a Londra, di un circolo di aristocratici denominato "Macaroni Club" dove tale termine indicava le persone "fini, eleganti, capaci di consumare cibi esotici ed a cui si attribuiva un pizzico di snobismo".
A Napoli, considerata la patria dei maccheroni, nel 1600 la pasta rappresentava un cibo di lusso; infatti in una piccola incisione dell'epoca i napoletani erano definiti "mangiabroccoli" o "mangiafoglie" e solo nel 1700, come dimostra un acquerello originale, il napoletano cominciò ad essere raffigurato come mangiatore di pasta.
Le ricorrenze tradizionali di Imperia sono legate ai culti religiosi dei due centri che compongono la città. Mai abbandonate nel passato, negli ultimi anni hanno acquisito maggior risalto anche come feste popolari. Grande suggestione riveste la funzione sacra del Venerdì Santo nel duomo di San Maurizio, con il rito della «Calata dalla Croce».
Per l'occasione l'altare maggiore viene appositamente mimetizzato da un apparato effimero riproducente il monte Calvario con il Cristo in croce. Dopo la funzione si svolge la processione con la partecipazione delle varie confraternite.
Da alcuni anni, sempre a Porto Maurizio, per iniziativa della « Compagnia di Via Carducci », durante la ricorrenza del Corpus Domini viene allestita un'infiorata multicolore lungo la via, tappezzata da miriadi di petali di varie essenze disposti secondo disegni appositamente tracciati sul selciato. L'opera, ammirata da turisti e residenti, viene poi distrutta con il passaggio della tradizionale processione.
Nei mesi estivi, in particolare giugno e luglio, si celebrano molteplici ricorrenze religiose. In particolare si ricorda la festa di Sant'Antonio nel Borgo Marina con messa in piazza Sant'Antonio e processione alla basilica.
In concomitanza si svolgono manifestazioni legate al mondo del mare, come la caratteristica regata dei «gozzi», tipica imbarcazione a remi dei pescatori, e il lancio in mare di una corona in memoria dei caduti marinai. Sempre legata al mondo marinaro è la festività di San Francesco da Paola, patrono della gente di mare, il cui culto a Oneglia risale alla fine del Seicento.
I Padri Minimi ormai da tempo hanno in uso la chiesa di San Biagio Martire, oggi dedicata alla Santissima Annunziata, un tempo degli Scolopi, dove per la festività del Santo viene celebrata alla mattina la messa. Nel pomeriggio, invece, i Padri e le autorità cittadine escono in mare con varie imbarcazioni e raggiungono l'approdo di Porto Maurizio. Di ritorno stazionano nello spazio acqueo di fronte al palazzo comunale, benedicendo la città e lanciando in mare una corona.
Grande risalto ha la festa di San Giovanni Battista organizzata dal Comitato San Giovanni e Tradizioni onegliesi.
Riscuote ampia partecipazione l'imponente processione religiosa in onore del Santo patrono di Oneglia con la presenza delle confraternite cittadine e dei paesi limitrofi, e il trasporto delle casse processionali, tra cui la pregevole Madonna del Rosario di scuola premaraglianesca (1708).
Nell'ambito dei festeggiamenti si svolgono numerosi intrattenimenti sulla passeggiata di Borgo Peri, tra cui degustazione di piatti tipici, spettacoli musicali sportivi, e gli scenografici fuochi di artificio. Manifestazione di grande richiamo e attrattiva é il raduno di Yacht d'epoca che si svolge nel mese di settembre con cadenza biennale.